Ci
sono ponti famosi in tutto il mondo per il loro splendore. Solo in
Italia ne abbiamo diversi che sono diventati icona della propria
città, Ponte del Rialto, Ponte Vecchio, Ponte Sant'Angelo, il Ponte
di Bassano e altri all'estero, cito solo il Tower Bridge e il ponte
di Brooklyn.
I
ponti dalla preistoria servono per unire, tanto che la parola stessa
è diventata sinonimo di unione di congiunzione, tutte parole
dall'accezione positiva. Ci sono dei ponti, però, che invece di unire
dividono, sono quelli del PD, dividono il mondo in persone normali e
piddini.
La
saga è iniziata a Trieste con Cosolini con il famoso “ponte curto”
che unisce le vie Cassa di Risparmio e via Trento, denominato
passaggio Joiyce. Poi avvicinandoci a Grado l'ex Presidente della
Provincia Gherghetta si cimentò con il “ponte strento”, quello
che attraversa l'Isonzato all'altezza di Fossalon. Due precedenti che
non facevano presagire nulla di buono. Poi sono arrivati i fenomeni
regionali Serracchiani, Bolzonello e Santoro con il ponte di Grado
che è girevole.
Girevole
come le nostre palle nel vedere come procedono i lavori, tre operai
su una zattera da uovo di pasqua, fanno perfino tenerezza nel
vederli affrontare la corrente per tenere ferma la zattera e lavorare
in condizioni surreali. Come si suol dire se il buongiorno si vede
dal mattino c'è di che preoccuparsi. I nostri amministratori invece
di andare in regione a ribaltare le scrivanie si preoccupano di
sfornare regolamenti come i panettoni a Natale, di ospitare
clandestini in un agriturismo che non c'è e di costringere 800
gradesi ad andare a firmare per un referendum che loro dichiarano di
condividere. D'altronde se il turismo ne risentirà a causa di una
viabilità compromessa, a loro cosa gliene frega, mica hanno attività
da mandare avanti. Questo è il risultato quando ci si fa
amministrare da una pletora di disoccupati e casalinghe.
Siamo
messi “male ma non malissimo”, toccato il fondo si può sempre
cominciare a scavare.
Amici
armatevi di stivali e badile.
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