Dovevano
essere quelli diversi, rispettosi di leggi e regolamenti, quelli che
dovevano fare della trasparenza il loro cavallo di battaglia e alla
prima occasione, invece, hanno messo le mani nella marmellata.
L'occasione
questa volta è il “finto nuovo” regolamento per le concessioni
di mote e casoni. Ho partecipato alla commovente presentazione da
parte del nostro sindaco del nuovo regolamento. All'inizio qualcosa
di buono appariva, mi riferisco all'inserimento della clausola che
permette a chi non risiede più a Grado di mantenere in essere la
concessione per una durata di 10 anni, poi o ritorna a risiedere a
Grado o perde il diritto. Modifica che ritengo giusta anche se non
si capisce perchè si sia scelto dieci anni quando una concessione ne
dura nove, misteri civici. Invece, purtroppo non viene minimamente
affrontato il problema di riconoscere a chi conserva particolarmente
bene il proprio casone (di proprietà comunale) un qualche incentivo anche economico che lo aiuti nella sua costosa
attività di mantenimento. A mio avviso il modesto introito dei
canoni dovrebbe essere destinato a contribuire alle spese dei
concessionari più meritevoli.
Riassumendo, ad una prima lettura si
potrebbe dire che la montagna ha partorito il topolino.
In
realtà non è così, perchè proprio nella norma transitoria finale
sta la madre di tutti i trucchi. Proprio quel genere di trucchi e
furberie che agevolano gli amici degli amici. Quel genere di trucchi
che i proseliti di Liber@ prima e i Civici poi, hanno sempre
aspramente criticato e condannato.
Veniamo
dunque alla questione che cercherò di spiegare in maniera più
semplice possibile.
Il
regolamento attualmente in vigore esclude la possibilità, per il concessionario, di cedere in uso il casone in concessione a persone
terze, pena la perdita del diritto di utilizzo del bene. Questo per
evitare che qualcuno, gratuitamente o anche dietro corrispettivo, possa
fare da prestanome a chi volesse avere un casone comunale senza
averne i requisiti. Nel nuovo regolamento questa norma è stata
stralciata. E' chiaro che lo stralcio di una norma restrittiva come
questa dia la stura ai più fantasiosi e a volte illeciti utilizzi.
Cose già successe, come il sub affitto dei pontili riservati ai
residenti a persone che non avevano i requisiti. Ora la norma dei
civici addirittura trasforma un abuso in un diritto. Cioè, se una
persona ha occupato un casone con la compiacenza del proprietario per
dieci anni può diventarne concessionario, art.12 delle norma
transitorie. Questo articolo contrasta nettamente con l'art. 11
comma 2 del regolamento, attualmente in vigore, nel quale si vieta
espressamente l'utilizzo da parte di terzi senza la presenza del
titolare. In pratica se il concessionario e il suo amico utilizzatore
sono riusciti a violare il regolamento e a farla franca per almeno
dieci anni il comune invece di sanzionarli li premia permettendo il
passaggio della concessione. Beh chi se l'aspettava un voltafaccia
del genere da quei difensori della legalità e della moralità che
crocifissero il povero Edi Maricchio per essere andato solamente a
cena a casa di Zamparini. Nel caso del regolamento non siamo di
fronte al classico comportamento da prima repubblica, dove le norme
per gli amici si interpretano e per gli altri si applicano, in questo
caso addirittura si modificano. E' proprio vero il vecchio detto:
“chi va al mulino si sporca di farina”.
P.S. Sarebbe interessante conoscere la posizione ufficiale, su questo argomento, dell'associazione Graisani de Palù che sono i più titolati ad affrontare questi temi.
Lucido commento privo di sfronzoli a volte usati dai mligni per depistare gli uomini di volontà. Pare invece che in tema di laguna e dei casuni e i casoneri manchi clamorosamente alla stesura del regolamento la Cultura, le tradizioni e l'amore con tanto di rispetto dell'uomo e delle,cose di lui. Dopo la premessa mi pongo alcune domande prive di secondi o terzi scopi. Ma prima vorrei citare un paio di versetti, tatti da 'na fontana de mile culuri.L'ambientazione è il locale pubbblico (l'ostaria) dove il nostro emerge con il pensiero sugli astanti..."e a duti tu i tien un comissio co vose potente e za i tase e garghedun dise: co ben che l' favela se la zente capisse ste robe la vita sarave più bela, e torna le vece canson, la vita xe tova e tu tu te sinti un leon. Ma dopo passagia la festa tu va a casa za solo un poco a zig zag un poco tignindote ai muri e tu pinsi a quel fasse belo co i oltri e dute le ciacole finte e za tu te veghi per quel che tu son..un picolo omo de ninte" Certamente non ho centrato l'argomento della Tua riflessione, che condivido. Mi sono lasciato andare al limite della pesantezza e ne è uscita una metafora. Ma forse sono ancora un romantico sognatore, e comunque l'uomo "de ostaria, certe macacade no le varave fate". E le domande che in premessa volevo formulare? cadute ! per stanchezza intellettuale incapace di reagire alla pochezza di chi si atteggia con superba cecità nel quotidiano isolano, fors pensando di conquistarsi il mezzobusto di pietra bianca di Aurisina e far bella mostra di se nei secoli che verranno. Amen
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