venerdì 12 maggio 2017

NUOVO REGOLAMENTO - VECCHIA POLITICA

Dovevano essere quelli diversi, rispettosi di leggi e regolamenti, quelli che dovevano fare della trasparenza il loro cavallo di battaglia e alla prima occasione, invece, hanno messo le mani nella marmellata.
L'occasione questa volta è il “finto nuovo” regolamento per le concessioni di mote e casoni. Ho partecipato alla commovente presentazione da parte del nostro sindaco del nuovo regolamento. All'inizio qualcosa di buono appariva, mi riferisco all'inserimento della clausola che permette a chi non risiede più a Grado di mantenere in essere la concessione per una durata di 10 anni, poi o ritorna a risiedere a Grado o perde il diritto. Modifica che ritengo giusta anche se non si capisce perchè si sia scelto dieci anni quando una concessione ne dura nove, misteri civici. Invece, purtroppo non viene minimamente affrontato il problema di riconoscere a chi conserva particolarmente bene il proprio casone (di proprietà comunale) un qualche incentivo anche economico che lo aiuti nella sua costosa attività di mantenimento. A mio avviso il modesto introito dei canoni dovrebbe essere destinato a contribuire alle spese dei concessionari più meritevoli. 
Riassumendo, ad una prima lettura si potrebbe dire che la montagna ha partorito il topolino.
In realtà non è così, perchè proprio nella norma transitoria finale sta la madre di tutti i trucchi. Proprio quel genere di trucchi e furberie che agevolano gli amici degli amici. Quel genere di trucchi che i proseliti di Liber@ prima e i Civici poi, hanno sempre aspramente criticato e condannato.
Veniamo dunque alla questione che cercherò di spiegare in maniera più semplice possibile.

Il regolamento attualmente in vigore esclude la possibilità, per il concessionario, di cedere in uso il casone in concessione a persone terze, pena la perdita del diritto di utilizzo del bene. Questo per evitare che qualcuno, gratuitamente o anche dietro corrispettivo, possa fare da prestanome a chi volesse avere un casone comunale senza averne i requisiti. Nel nuovo regolamento questa norma è stata stralciata. E' chiaro che lo stralcio di una norma restrittiva come questa dia la stura ai più fantasiosi e a volte illeciti utilizzi. Cose già successe, come il sub affitto dei pontili riservati ai residenti a persone che non avevano i requisiti. Ora la norma dei civici addirittura trasforma un abuso in un diritto. Cioè, se una persona ha occupato un casone con la compiacenza del proprietario per dieci anni può diventarne concessionario, art.12 delle norma transitorie. Questo articolo contrasta nettamente con l'art. 11 comma 2 del regolamento, attualmente in vigore, nel quale si vieta espressamente l'utilizzo da parte di terzi senza la presenza del titolare. In pratica se il concessionario e il suo amico utilizzatore sono riusciti a violare il regolamento e a farla franca per almeno dieci anni il comune invece di sanzionarli li premia permettendo il passaggio della concessione. Beh chi se l'aspettava un voltafaccia del genere da quei difensori della legalità e della moralità che crocifissero il povero Edi Maricchio per essere andato solamente a cena a casa di Zamparini. Nel caso del regolamento non siamo di fronte al classico comportamento da prima repubblica, dove le norme per gli amici si interpretano e per gli altri si applicano, in questo caso addirittura si modificano. E' proprio vero il vecchio detto: “chi va al mulino si sporca di farina”.

P.S. Sarebbe interessante conoscere la posizione ufficiale, su questo argomento, dell'associazione Graisani de Palù che  sono i più titolati ad affrontare questi temi.

1 commento:

  1. Lucido commento privo di sfronzoli a volte usati dai mligni per depistare gli uomini di volontà. Pare invece che in tema di laguna e dei casuni e i casoneri manchi clamorosamente alla stesura del regolamento la Cultura, le tradizioni e l'amore con tanto di rispetto dell'uomo e delle,cose di lui. Dopo la premessa mi pongo alcune domande prive di secondi o terzi scopi. Ma prima vorrei citare un paio di versetti, tatti da 'na fontana de mile culuri.L'ambientazione è il locale pubbblico (l'ostaria) dove il nostro emerge con il pensiero sugli astanti..."e a duti tu i tien un comissio co vose potente e za i tase e garghedun dise: co ben che l' favela se la zente capisse ste robe la vita sarave più bela, e torna le vece canson, la vita xe tova e tu tu te sinti un leon. Ma dopo passagia la festa tu va a casa za solo un poco a zig zag un poco tignindote ai muri e tu pinsi a quel fasse belo co i oltri e dute le ciacole finte e za tu te veghi per quel che tu son..un picolo omo de ninte" Certamente non ho centrato l'argomento della Tua riflessione, che condivido. Mi sono lasciato andare al limite della pesantezza e ne è uscita una metafora. Ma forse sono ancora un romantico sognatore, e comunque l'uomo "de ostaria, certe macacade no le varave fate". E le domande che in premessa volevo formulare? cadute ! per stanchezza intellettuale incapace di reagire alla pochezza di chi si atteggia con superba cecità nel quotidiano isolano, fors pensando di conquistarsi il mezzobusto di pietra bianca di Aurisina e far bella mostra di se nei secoli che verranno. Amen

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