martedì 10 aprile 2018

IL SINDACO E IL VICE FANNO GLI SPIRITOSI – SO' RAGAZZI


Consiglio di leggere prima le loro dichiarazioni su Il Piccolo di oggi, 10/04/18
Cari sindaco e vice, in effetti non sono laureato in ingegneria dei trasporti ma al contrario vostro, io una laurea ce l'ho, non me ne vanto ma è un dato di fatto. Voi nessuno dei due. Nel caso del sindaco non so se ha nemmeno il diploma superiore. D'altronde per friggere calamari, fare il portaborse o fare il sindaco non sono richiesti tiroli di studio. Voglio però fare delle precisazioni alla luce del vostro articolo di oggi. Non serve una laurea in ingegneria dei trasporti per esprimere un'opinione su quanto presentato in auditorium l'altra sera, ho commentato in quanto cittadino che segue l'attività amministrativa del Comune. Se un cittadino per commentare dovesse essere dotato di laurea in ingegneria dei trasporti, sarebbe inutile tediare il pubblico con una presentazione pallosissima e che nulla di nuovo a portato all'argomento.
Preciso inoltre che non me ne sono andato dopo 20 minuti come affermato ma dopo un ora di presentazione di dati stra conosciuti da tutta la cittadinanza, onde evitare un attacco di orchite fulminante.
I laureati sul palco proprio tanto perfetti non erano visto che hanno presentato slide sbagliate e lo hanno pure ammesso.
Comunque vi posso garantire che non serve una laurea per sapere che in centro alle 9 di mattina i parcheggi sono mediamente occupati e c'è una bassa rotazione degli stalli. Ovvio, in centro parcheggiano residenti e proprietari di seconde case visto che la maggior parte degli edifici non è dotata di posteggi interni.
Non serve una laurea nemmeno per capire che gli ospiti stranieri sono abituati a risolvere il problema del parcheggio al momento della prenotazione della camera.
Tantomeno serve una laurea per calcolare il fabbisogno di nuovi parcheggi, visto che esiste già un piano del traffico che lo evidenzia e le condizioni in questi anni non sono cambiate granchè.
Figuriamoci se serve una laurea per capire che le uniche aree possibili per dei nuovi parcheggi sono sempre le solite, quelle che sono già state individuate dal precedente piano.
Quello che serve invece ad un bravo amministratore sono gli attributi per prendere delle decisioni e voi quelli non li avete. Da due anni ci sciroppate presentazioni inutili sperando che le decisioni arrivino come per miracolo dal Politecnico di Milano e sul vero motivo caliamo un velo pietoso.
Io nel mio piccolo un tassello sui problemi del traffico l'ho messo, mi riferisco al sistema dei parcheggi a pagamento che vige dal lontano 1995, salvo piccole modifiche apportate, è ancora inalterato nel concetto principale. Non sarà grande cosa ma comunque una certa rotazione la garantisce e il sistema dell'abbonamento per residenti ha reso sicuramente più agevole trovare un parcheggio libero. Posso garantire che all'inizio non fu facile far digerire la decisione presa, ora però a distanza di 23 anni e di oltre un milione di euro incassati ogni anno dal Comune chi si azzarderebbe ad eliminarlo? Prendere una decisione del genere non ha richiesto un laurea in ingegneria ma buon senso e coraggio. Voi questi requisiti li dovete ancora dimostrare.
Nell'articolo di oggi parlate di me e Marin, al plurale anche su situazioni che non mi riguardano come fontane e cliniche varie. Ora la domanda sorge spontanea: chi ha scritto l'articolo? Perchè se l'avete scritto voi non vi fa fare una bella figura, confermando che avete le idee confuse, se invece l'ha scritto la segretaria particolare del sindaco la cosa è meno grave. Dimostra solo di non sapere di cosa parla e la cosa è facilmente risolvibile cambiando segretaria.

P.S.: un ingegnere in giunta ce l'avete, la prossima volta fate parlare lui che vi farà fare sicuramente più bella figura.



venerdì 6 aprile 2018

C'ERA UNA VOLTA IL SANS SOUCI


Ogni tanto, apparentemente a caso, qualcuno se ne esce con la domanda: ma chi ha fatto chiudere il Sans Souci e chi ha autorizzato la trasformazione in condominio? In realtà non è un caso, succede sempre quando io mi diverto a fanculare qualche ex amministratore per le “cappelle” fatte che arriva il “finto tonto” di turno a mollare il nero come le seppie nella speranza di confondere le acque.
Visto che questa sera l'offerta televisiva è scarsa e che l'episodio del Commissario Montalbano l'ho già visto mi rilasserò a darvi la mia versione sulla vicenda Sans Souci, sfidando quei quattro pirla che non conoscono la differenza tra una birreria e un albergo a dimostrare il contrario.
Per chi ancora non lo sapesse, ai tempi in cui l'edificio è stato trasformato io ero l'assessore all'urbanistica e all'edilizia privata.
Chiariamo subito un punto fondamentale: una birreria non ha bisogno di nessuna autorizzazione da parte del Comune per chiudere, casomai per aprire. Il Sans Souci ha chiuso perchè la gestione non era remunerativa e su questo nemmeno se il sindaco fosse stato Padre Pio si poteva fare alcun che. Chi tra  quelli che da trentanni si stracciano le vesti per la perdita di una birreria così bella avrebbe potuto prendersela in gestione invece di piangere inutilmente.
Il Sans Souci non aveva nessun vincolo ne architettonico, storico o monumentale ne di destinazione d'uso a parte la sala da ballo che in prima battuta non fu interessata dalla ristrutturazione. Essere belli spesso non basta.
I piani superiori erano adibiti a residenza già all'epoca dell'apertura del famoso locale. Il piano terra era classificato come locale commerciale e di conseguenza per essere trasformato da Birreria in negozi non ha avuto bisogno di nessuna autorizzazione da parte di sindaci, assessori o funzionari vari. L'operazione necessitava di semplice concessione edilizia per i lavori di modifiche interne. Atto dovuto in quanto conformi al regolamento edilizio. Stesso discorso per i piani superiori.
Come dicevo l'unico vincolo era quello della sala da ballo che fu tolto con una variante al piano regolatore da Marin, c'era da accontentare un assessore trombato... e un amico di merende, quello delle merende era l'ex “Pin Pon” di viale Regina Elena.
In effetti un vano tentativo di mettere i bastoni tra le ruote alla trasformazione lo tentammo. Prima attraverso la Sopraintendenza che si mise a ridere alla nostra richiesta di porre un vincolo su un locale che aveva meno di trentanni e poi attraverso una variante del Consiglio Comunale che pose un vincolo alla facciata dell'edificio. Unica possibilità di competenza Comunale. Non servì allo scopo di salvare la birreria e col senno di poi, unica scienza esatta, forse non ne valeva nemmeno la pena.
Ora che abbiamo chiarito che sull'intera vicenda il mio coinvolgimento è zero mi preme una preghiera a tutti quelli dotati di un cervello più piccolo di quello di un cefalo otragano.
Se siete alla disperata ricerca di qualche mio scheletro nell'armadio per potervi consolare delle vostre incompetenze e incapacità, dovete applicarvi di più. Non sarà di sicuro qualche balla raccontata sul Sans Souci, contro di me, che vi assolverà per tutte le cagate che avete fatto per un piatto di lenticchie, fatevene una ragione e andate a vergognarvi via di qua prima possibile perchè i gradesi hanno le scatole piene.