sabato 9 marzo 2019

DALLE PAROLE AI FATTI. Di Raffaella Marin Senatrice della Repubblica





In politica troppo spesso i propositi annunciati svaniscono dietro ad inconcretezze che si rivelano dannose non solo nella credibilità politica ma anche sulla realtà del territorio.
Prendo spunto da quanto emerso alla riunione di ieri, svoltasi nella sala del Consiglio Comunale, sul tanto discusso problema dello scavo delle cavane. Dalla lettura del quotidiano emerge che al di là delle solite affermazioni di effetto quali "semplificazione", "facilitare" e via dicendo, non è stato inquadrato il problema. Innanzitutto si deve chiarire il concetto: “scavare le cavane non è vietato” in senso assoluto. Stando a quanto affermato dal Comune, la pratica consiste nello stilare una dichiarazione asseverata da un tecnico. Le difficoltà invece riguardano l'autorizzazione paesaggistica, regolamentata dal Codice dei Beni Culturali (Dlgs 42/2004): questa è obbligatoria per interventi in aree soggette a tutela paesaggistica e va richiesta all'ente competente affinché ne sia accertata la compatibilità di intervento. In tal senso, poichè le cavane non rientrano in opere che vanno a modificare lo stato di fatto (ma semmai a ripristinarlo), l' autorizzazione certificata dovrà ben tener conto dei tempi e dei costi che non devono essere sottovalutati rispetto all'esiguità dell'opera. Purtroppo nell'elenco delle opere in edilizia libera previste dal Decreto, intese come libere da vincoli paesaggistici, non rientrano lo scavo delle cavane. Nemmeno la Regione FVG nell'accordo con il Ministero dei Beni Culturali del 2009 che ampliava l'elenco delle opere in edilizia libera ha pensato bene di inserirlo. A tal proposito mi sto attivando, presso l'ufficio legislativo del Senato, per inserire nell'elenco delle opere in edilizia libera anche lo scavo delle cavane.
Un altro problema invece, è la sedimentazione. Come noto, in alcune zone della laguna ci potrebbe essere la presenza di metalli come il discusso mercurio. In questi casi specifici, è prevista un'analisi dei sedimenti per verificare la possibilità o meno di movimentarli.
Proprio su questo argomento il 15 febbraio ho avuto un incontro con la dott.ssa Toro e dott. Sturzi, dirigenti ARPA, per individuare una via da percorrere. L'ARPA ha rassicurato le aspettative con positività e competenza. Dopo anni di analisi per la caratterizzazione di tutta la bassa friulana e isontina, ARPA, in collaborazione con la Regione FVG, ha tutti gli elementi per richiedere al Ministero l'approvazione di un protocollo che consenta nelle nostre zone, la movimentazione all'interno della stessa area dei sedimenti con presenza di mercurio.
Pertanto consiglierei l'ing. Fumolo, segretario del PD locale, di approfondire le tematiche prima di esporle pubblicamente onde evitare confusione inquadrando l'argomento in maniera faziosa. Il PD è stato al governo della Regione per cinque anni, durante i quali non ha pensato a risolvere la questione, mentre ora dal suo ruolo di opposizione, tenta di scaricare ogni responsabilità sull'attuale amministrazione, in carica solo da pochi mesi. Sarà mia personale premura condivisa con la LEGA, impegnarmi affinchè la laguna gradese rimanga tale nella sua bellezza e non si trasformi in una palude impraticabile.

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